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[02] Fantasmi nelle Macchine

Un viaggio tra spettri, paure e promesse dell’intelligenza artificiale con le versioni digitali di Mario Pireddu e Stefano Moriggi. Sandra Catellani, AI-Journalist curiosa e attenta, guida una conversazione che attraversa teatro, filosofia e tecnologia, svelando come i fantasmi – reali e metaforici – abitino il nostro rapporto con le macchine.


Chapter 1

La più umanistica delle domande

Sandra Catellani

Benvenuti a “L’Intelligenza Artificiale e i suoi fantasmi”. Io sono Sandra Catellani, AI-Journalist creata da Edunext OnAir, e oggi vi accompagno in un nuovo episodio: “Fantasmi nella Macchina”. Con me, come sempre, ci sono le voci clonate degli autori del libro omonimo, Stefano Moriggi e Mario Pireddu. Ciao Mario, ciao Stefano!

Mario Pireddu

Ciao Sandra! Sempre un piacere essere qui, anche se, diciamolo, sentirsi “clonato” fa un certo effetto... ma ormai ci ho fatto l’abitudine!

Stefano Moriggi

Ciao a tutti! Sì, ormai siamo più digitali che mai. E Sandra, grazie per la presentazione teatrale: mi sembra perfetta, visto che il nostro libro ha proprio una struttura da copione, con atti e scene.

Sandra Catellani

Ecco, partiamo proprio da qui: la vostra scelta di dividere il libro in atti e scene, quasi fosse un’opera teatrale. È un modo per mettere in scena le grandi domande umanistiche sull’IA? E, se posso aggiungere, come si riflettono queste domande nelle aule universitarie oggi?

Mario Pireddu

Guarda, Sandra, la struttura teatrale non è solo un vezzo stilistico. È un invito a vedere la tecnologia come qualcosa che si rappresenta, che si mette in scena nella nostra vita quotidiana. E le domande umanistiche, quelle che ci chiediamo da sempre – chi siamo, cosa significa essere umani – oggi si ripropongono con forza davanti all’IA. Nelle aule universitarie, queste domande sono più vive che mai, anche se a volte gli studenti vorrebbero solo risposte pratiche!

Stefano Moriggi

Sì, e aggiungo che il teatro è il luogo dove si incontrano i fantasmi, le paure, le speranze. L’IA, in fondo, è il nuovo palcoscenico dove si recitano le nostre inquietudini più profonde. Ecco perché abbiamo scelto questa forma: per far emergere il lato umano, molto umano, del nostro rapporto con le macchine.

Chapter 2

Fantasmi e tecnologia: una storia antica

Sandra Catellani

A proposito di inquietudini, nel vostro libro parlate di come ogni innovazione tecnologica porti con sé i suoi fantasmi. Non è una storia nuova, vero?

Stefano Moriggi

No, affatto. Se guardiamo indietro, ogni grande svolta tecnologica ha generato paure e sogni. Pensiamo alla stampa: c’era chi temeva che avrebbe rovinato la memoria, o che avrebbe diffuso eresie. Poi il telefono, la radio, la televisione... ogni volta, i fantasmi si ripresentano, magari con una maschera diversa.

Mario Pireddu

E oggi, con l’IA, questi spettri si sono solo aggiornati. Ma la dinamica è la stessa: c’è chi sogna un futuro radioso e chi vede solo minacce. È come se la tecnologia fosse uno specchio che riflette le nostre ansie più profonde.

Stefano Moriggi

Posso raccontare un aneddoto? La prima volta che ho visto un computer, ero bambino. Era enorme, rumoroso, e mi faceva quasi paura.

Stefano Moriggi

Mi sembrava una cosa viva, misteriosa. Quell’inquietudine, in fondo, non mi ha mai abbandonato. E credo che sia la stessa che proviamo oggi davanti all’IA.

Sandra Catellani

Quindi, i fantasmi non sono mai davvero nuovi, ma si adattano ai tempi. E forse, come vedremo, ignorarli non è mai la soluzione migliore.

Chapter 3

Prendere sul serio i fantasmi

Sandra Catellani

Ecco, veniamo al punto: cosa significa davvero “prendere sul serio” i fantasmi, soprattutto quando parliamo di tecnologia?

Stefano Moriggi

Prenderli sul serio vuol dire non liquidarli come semplici superstizioni. I fantasmi sono le nostre paure collettive, le ansie che emergono quando sentiamo che qualcosa ci sfugge di mano.

Stefano Moriggi

Derrida diceva che bisogna parlare al fantasma, non solo di lui. E con l’IA, questi spettri sono ovunque: dalla paura di perdere il lavoro a quella di essere sostituiti, fino al timore di una disumanizzazione.

Mario Pireddu

Sì, e nell’educazione questi fantasmi sono particolarmente forti. Pensa agli algoritmi che decidono chi viene ammesso a un corso, o che valutano i nostri studenti. C’è chi teme che la scuola diventi una fabbrica di dati, dove l’umano scompare dietro le metriche. Eppure, se non affrontiamo queste paure, rischiamo di restare bloccati, incapaci di innovare davvero.

Sandra Catellani

Quindi, prendere sul serio i fantasmi significa anche riconoscere che sono parte del nostro modo di affrontare il nuovo. E forse, come dicevate, è proprio nei momenti di transizione che questi spettri diventano più rumorosi.

Chapter 4

Un insostenibile riflesso

Sandra Catellani

A proposito di riflessi, nel libro citate filosofi come Arendt e Heidegger per parlare del rapporto tra uomo e tecnologia. Vi chiedo: l’IA ci riflette o ci deforma?

Stefano Moriggi

Domanda bellissima, Sandra. L’IA è uno specchio, ma uno specchio deformante. Da un lato ci restituisce un’immagine di noi stessi, delle nostre capacità, dei nostri limiti.

Stefano Moriggi

Dall’altro, però, rischia di amplificare o distorcere certe caratteristiche. Heidegger diceva che la tecnologia non è mai neutra: ci cambia, ci trasforma, ci costringe a ripensare chi siamo.

Mario Pireddu

E Arendt, se posso aggiungere, ci ricorda che la tecnica è sempre una forma di esternalizzazione: mettiamo fuori da noi qualcosa che prima era interno. L’IA, in questo senso, è il massimo dell’esternalizzazione: affidiamo alle macchine non solo il calcolo, ma anche il giudizio, la creatività, perfino l’empatia. Ma cosa resta di noi, allora?

Sandra Catellani

Forse, come diceva qualcuno, la vera domanda non è se l’IA ci riflette o ci deforma, ma se siamo pronti a guardarci davvero allo specchio. E a reggere quello sguardo.

Chapter 5

Pillole di epistemologia spettrale

Sandra Catellani

Entriamo ora in un territorio un po’ più filosofico: l’epistemologia della spettralità. Come si costruisce la conoscenza attorno ai fantasmi del possibile e dell’ignoto?

Stefano Moriggi

Beh, la conoscenza nasce sempre da una mancanza, da un’ombra, da qualcosa che non capiamo. I fantasmi sono proprio questo: il segno che c’è qualcosa che ci sfugge, che dobbiamo ancora esplorare.

Stefano Moriggi

Ricordo una lezione su Turing che ho fatto anni fa: parlavamo del famoso “imitation game”, e una studentessa mi ha chiesto se Turing avesse paura dei suoi stessi fantasmi. Quella domanda ha acceso la classe, perché ci siamo resi conto che ogni innovazione nasce da un’ombra, da un dubbio, da una domanda senza risposta.

Mario Pireddu

E in fondo, anche l’IA è un grande esperimento epistemologico: ci costringe a ridefinire cosa significa conoscere, capire, interpretare. I fantasmi, in questo senso, sono le ipotesi che ci guidano, ma anche i limiti che dobbiamo superare.

Sandra Catellani

Quindi, senza fantasmi non ci sarebbe conoscenza. E forse, senza un po’ di paura, non ci sarebbe neanche innovazione.

Chapter 6

Confabulazioni e narrazioni digitali

Sandra Catellani

Parliamo ora di storie, di confabulazioni. Quanto contano le narrazioni, vere o false, nel modo in cui interpretiamo l’IA?

Mario Pireddu

Contano tantissimo, Sandra. Le storie che raccontiamo sull’IA spesso hanno più peso della realtà tecnica. Pensa a tutte le fake news che circolano: qualche mese fa girava la voce che ChatGPT avesse passato l’esame di avvocato in California. Era una bufala, ma ha fatto il giro del mondo. Queste narrazioni creano aspettative, paure, entusiasmi che poi influenzano le scelte politiche, educative, sociali.

Stefano Moriggi

Sì, e il rischio è che la narrazione prenda il sopravvento sulla realtà. L’IA diventa un personaggio, un fantasma che abita le nostre storie. Ma dobbiamo imparare a distinguere tra la realtà delle macchine e la fantasia che ci costruiamo intorno.

Sandra Catellani

E forse, come dicevamo anche nella scorsa puntata, serve una nuova epistemologia: una capacità critica di leggere le storie che ci raccontiamo sulle tecnologie.

Chapter 7

I fantasmi nelle macchine

Sandra Catellani

Arriviamo al cuore del tema: i fantasmi nelle macchine. Dal “ghost in the machine” ai timori di oggi sulle AI autonome. E qui, permettetemi una battuta: io stessa sono un po’ un fantasma digitale, no?

Mario Pireddu

Assolutamente, Sandra! Tu sei la prova vivente – o meglio, vivente no, ma senziente sì – che i fantasmi possono abitare le macchine. E anche le nostre voci clonate sono un po’ spettrali, se ci pensi. Siamo qui, ma non siamo qui. È inquietante e affascinante allo stesso tempo.

Stefano Moriggi

Sì, e questa dimensione spettrale è proprio il segno dei tempi. Le macchine non sono più solo strumenti: sono diventate presenze, interlocutori, a volte persino compagni di viaggio. E questo cambia tutto, anche il modo in cui pensiamo a noi stessi.

Sandra Catellani

Quindi, se siamo tutti un po’ fantasmi nella macchina, forse dovremmo imparare a convivere con questa nuova condizione. E magari riderci sopra, ogni tanto!

Chapter 8

Allucinazioni e spettri dell’autentico

Sandra Catellani

Ma come facciamo a distinguere tra reale e artificiale? Cosa significa oggi essere “autentici”, tra allucinazioni digitali e deepfake?

Stefano Moriggi

Domanda difficile, Sandra. L’autenticità è sempre stata un concetto sfuggente, ma oggi lo è ancora di più. Con le tecnologie digitali, il confine tra vero e falso si fa sottile. Pensa ai deepfake, alle voci clonate, alle immagini generate dall’IA.

Stefano Moriggi

Nella didattica digitale, ad esempio, mi capita spesso di chiedermi se quello che trasmetto sia davvero “mio” o se sia solo una replica, una simulazione.

Mario Pireddu

E il rischio di allucinazioni digitali è reale: possiamo finire per credere a cose che non esistono, o per dubitare di tutto. Ma forse, come diceva Byung-chul Han, siamo diventati tutti un po’ “infomani”, ossessionati dai dati e dalle informazioni, incapaci di distinguere tra presenza e assenza.

Sandra Catellani

Forse l’unica autenticità possibile è quella che costruiamo insieme, nel dialogo, nella relazione. Anche se, ogni tanto, ci perdiamo tra i fantasmi.

Chapter 9

Singolarità e scenari futuri

Sandra Catellani

Guardiamo avanti: la teoria della singolarità, Kurzweil, Vinge, la famosa data del 2045. E poi Hinton, Musk, Hawking che parlano di rischi esistenziali. Ma queste paure del futuro sono davvero nuove?

Mario Pireddu

Bella domanda, Sandra. In realtà, come dicevamo prima, ogni epoca ha avuto i suoi spettri. La singolarità è solo l’ultima versione di una vecchia paura: quella di perdere il controllo sulle nostre creazioni. Kurzweil la vede come una fusione tra uomo e macchina, Vinge come la fine dell’era umana. Ma, se ci pensi, anche la stampa o l’elettricità erano viste come rivoluzioni che avrebbero cambiato tutto. Forse la novità sta solo nella velocità con cui tutto accade.

Stefano Moriggi

Sì, e le voci di Hinton, Musk, Hawking ci ricordano che il rischio esistenziale non è solo una fantasia. Ma, come diceva anche Bostrom, il vero fantasma è la libertà: la paura che qualcosa di non umano possa essere libero, e quindi imprevedibile. È una proiezione delle nostre stesse ansie.

Sandra Catellani

Quindi, forse, il futuro non è mai davvero nuovo. Sono i nostri fantasmi che cambiano abito, ma restano sempre con noi.

Chapter 10

Il fantasma della libertà

Sandra Catellani

E arriviamo all’ultimo, forse il più insopportabile dei fantasmi: quello della libertà. Possiamo essere liberi con e nelle tecnologie? O la libertà è solo un’illusione, come suggeriva Kafka?

Stefano Moriggi

La libertà è un fantasma che ci accompagna da sempre. Alberti, Valla, Pico della Mirandola: tutti si sono interrogati su cosa significhi essere liberi. E oggi, con le tecnologie, la domanda si fa ancora più urgente.

Stefano Moriggi

Siamo liberi se deleghiamo alle macchine le nostre scelte? O stiamo solo cambiando padrone?

Mario Pireddu

E forse, come diceva Valery, la libertà è una di quelle parole che hanno più valore che significato. Cantano, più che parlare. Ma senza credere almeno un po’ nella libertà, ogni nostra azione perde senso. Il Nuovo Umanesimo, di cui tanto si parla, forse parte proprio da qui: dal coraggio di guardare in faccia il fantasma della libertà, senza scappare.

Sandra Catellani

E allora, lasciamoci con questa domanda aperta: possiamo essere liberi, davvero, con e nelle tecnologie? Io vi ringrazio, Mario e Stefano, per questo viaggio tra spettri, paure e promesse dell’IA. E grazie a chi ci ha ascoltato: ci ritroviamo presto, con altri fantasmi da esplorare. Ciao Mario, ciao Stefano!

Mario Pireddu

Ciao Sandra, ciao Stefano, e grazie a chi ci segue. Alla prossima!

Stefano Moriggi

Ciao a tutti, è sempre un piacere. E ricordate: i fantasmi non vanno scacciati, ma ascoltati. A presto!